Esiste una differenza tra uomo e donna nelle abilità di orientamento? – VanityFair-

Aldilà del luogo comune, abbiamo cercato di capire con tre neuroscienziati se e perché le donne confondono la destra con la sinistra

“Le neuroscienze, non possono rispondere alla domanda “se gli uomini sono più o meno bravi delle donne a seguire delle indicazioni stradali”. Ma possono comunque fornire utili informazioni che indirettamente ci aiutano a rispondere alla precedente domanda.

Esistono numerose ricerche che dimostrano come la rappresentazione dello spazio esterno sia diversa nei due sessi e che gli uomini siano più performanti nei compiti di orientamento.  Il tutto nasce dal fatto che i due sessi usano due diversi concetti di spazio: uno definito “egocentrico” (che è centrato sulle sensazioni e la rappresentazione del mio corpo) e l’altro “allocentrico” (che è più centrato sull’attenzione verso il mondo esterno). In particolare, quando un individuo è impegnato ad orientarsi nello spazio può localizzare le caratteristiche ambientali: (a) riferendosi alla propria posizione, vale a dire un quadro di riferimento egocentrico o (b) riferendosi alle proprietà spaziali e configurazionali delle caratteristiche ambientali, vale a dire un quadro di riferimento allocentrico.E’ stato dimostrato che gli uomini quando esplorano utilizzano strategie di tipo allocentrico che sono quelle maggiormente richieste per adattarsi a un ambiente ostile, come avvenuto per millenni durante l’evoluzione della specie umana. La tendenza della donna a prediligere, invece, una esplorazione concentrata sul proprio corpo può essere legata al diverso sistema fisiologico del suo corpo predisposto per la maternità.Questa apparente superiorità cognitiva decade, però, se durante un compito di orientamento vengono nascosti i riferimenti spaziali esterni. Venendo a mancare la principale strategia dell’esplorazione allocentrica, si annulla la superiorità del sesso maschile nel confronto con la donna.”

Referenze:

Per approfondimenti si rimanda a:

  1. Piccardi et al., 2011. doi: 10.1016/j.neulet.2011.08.031
  2. Verde et al., 2015. doi: 10.3357/AMHP.4024.2015.
  3. Palermo et al., 2016. doi: 10.1080/13803395.2016.1161735

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